Pochi giorni fa la giornata contro la violenza sulle donne,
oggi l’ennesima brutta storia dal Bellunese che conferma – qualora ce ne fosse bisogno – che il problema c’è anche all’ombra delle Dolomiti.
La pena inferta al marito-aguzzino stavolta parla da sola: 7 anni e 9 mesi di reclusione per le continue violenze sulla moglie trentatreenne che in aula ha raccontato 8 anni da incubo.
La vittima è una donna indiana che trova il coraggio di denunciare il marito solo il 27 maggio del 2011 quando il marito la mette alla porta dopo l’ennesimo litigio e lei trova sostegno in una casa rifugio.
I due si erano trasferiti a Belluno da circa due mesi, ma la sua vita era quella di una segregata.
Il marito, indiano pure lui e oggi ancora residente nel Bellunese, le proibiva anche di affacciarsi alla finestra e prima di partire per il lavoro la chiudeva in casa a chiave.
Quando tornava, botte sulla testa e insulti erano ormai divenute la prassi.
A complicare il quadro le continue violenze sessuali: i rapporti tra i due non erano quasi mai consenzienti e quel 27 maggio del 2011 la donna venne cacciata di casa perchè rifiutava qualsiasi tipo di approccio.
Da qui la condanna dell’uomo.
La donna che oggi vive fuori provincia è stata accompagnata al treno da alcuni agenti. Era preoccupata che il marito la raggiungesse nel tragitto di poche centinaia di metri tra il palazzo di giustzia e la stazione. La condanna insomma non basta per dissolvere la paura e il ricordo di otto anni trascorsi all’inferno…