SAFILO: DOPO L’ANNUNCIO CHOC, E’ L’ORA DELLE ASSEMBLEE

SAFILO: DOPO L’ANNUNCIO CHOC, E’ L’ORA DELLE ASSEMBLEE

Sono iniziate di primo mattino e sono andate avanti per tutto il giorno le assemblee alla Safilo di Longarone. In ballo c’è il taglio di mille posti di lavoro nei tre stabilimenti veneti del gruppo a Longarone, Santa Maria di Sala nel Veneziano e Padova. A Longarone tocca il conto più alto: a rischio ci sarebbero 600 dipendenti, la metà secca della forza lavoro.
La mobilitazione è scattata venerdì sera dopo l’annuncio choc dell’azienda nel corso di un confronto con le segreterie regionali. Da lì una serie di prese di posizione, tutte preoccupate: tra queste il monito del parroco di Calalzo don Angelo che durante l’omelia domenicale ha parlato di economia ingrata con il territorio.
Secondo quanto spiegato dai vertici, l’azienda sarebbe precipitata in questo stato di crisi dopo aver perso il marchio Armani, che da solo pesava per 170 milionidi euro, corrispondenti al 20 per cento di fatturato del gruppo e al 35 per cento della produzione Made in Italy del colosso dell’occhialeria. Certo c’è già chi – come la Cgil – evidenzia una pesantissima contraddizione e cioè che proprio Safilo abbia un piano di potenziamento in Cina volto a occupare fino a 3000 dipendenti. “Se è così”, dice il sindacato, “non ci sarà nessuno sconto”.
Fatto sta che la preoccupazione monta di ora in ora: il cervello e il cuore del gruppo non sono più bellunesi. La famiglia Tabacchi detiene circa il dieci per cento dell’azionariato a fronte della maggioranza detenuta dalla finanziaria olandese Hal, autrice due anni fa di una scalata che salvò l’azienda dal baratro finanziario.
Una cosa è certa: di fronte a mille posti che rischiano seriamente di saltare nessuno può chiamarsi fuori.