Corteo a Venezia – difesa della sanità in montagna

Venezia 26 gen. 2012 – Pari opportunità nell’accesso alle cure, salvaguardia del modello veneto impostato sullo schema “un territorio, un ospedale”, integrazione sociosanitaria e più equità nel riparto delle risorse per compensare la “specificità” e i maggiori costi della salute in montagna: queste le richieste di correzione al piano sociosanitario veneto che le associazioni in difesa della sanità bellunese hanno presentato ai consiglieri regionali, a palazzo Ferro-Fini. “Vi chiediamo di accogliere questi emendamenti – ha detto il portavoce Guido Trento – per assicurare a tutti i cittadini, anche a chi risiede nelle vallate di montagna, uguali diritti di accesso alle cure. Su questo i bellunesi e le loro istituzioni non si arrenderanno”. Prendendo la parola anche a nome del consigliere bellunese della Lega Matteo Toscani (assente a causa influenza) Federico Caner, capogruppo del Carroccio, ha assicurato che il nuovo piano sociosanitario in discussione riconosce “un quid in più” nei finanziamenti alla sanità bellunese, ma ha aggiunto che “a differenza del passato non si tratterà di una percentuale fissa, ma di una quota assegnata a funzione”. Per il capogruppo della Lega il riconoscimento della quota aggiuntiva del 25 per cento nei finanziamenti regionali in nome della specificità della montagna ha generato solo “sprechi e dispersione delle risorse”. “Se l’emodinamica dell’ospedale di Belluno anziché funzionare dal lunedì al venerdì sarà attiva sette giorni su sette, 24 ore al giorno – ha esemplificato Caner – riceverà le risorse necessarie per il suo potenziamento”. Per Caner l’ospedale di Belluno sarà potenziato e affiancato da una rete di punti di urgenza/emergenza in tutto il territorio, con autoambulanze medicalizzate (dotate di medico anestesista e infermieri) per stabilizzare il paziente in gravi condizioni e trasportarlo all’ospedale provinciale. “Stiamo cercando di non tagliare risorse alla sanità, unico settore nel bilancio regionale che sinora ha garanzie di copertura integrale. Ma dobbiamo riorganizzare i servizi per dare più risposte ai cittadini”. Più rassicurante Dario Bond, capogruppo del Pdl: “Il piano in discussione prevede che i due presidi ospedalieri di Pieve e di Agordo abbiano entrambi il pronto soccorso in funzione 24 ore su 24 con i relativi servizi di neurologia, ortopedia, cardiologia e terapia intensiva. La scelta di chiudere di notte i pronto soccorso di Pieve e di Agordo – ha sottolineato Bond – è stata presa un anno fa dal direttore generale dell’Ulss, non dai politici regionali”. Bond ha inoltre ridadito totale contrarietà all’ipotesi di una Ulss unica nel Bellunese e la necessità di investire di più nella medicina nel territorio e nelle professionalità mediche e paramediche. “Non basta scrivere nelle schede che l’ospedale di Belluno deve avere un reparto di emodinamica attivo 24 ore su 24 – ha spiegato – bisogna poi garantire che il reparto possa contare su una squadra di cardiologi ad alta professionalità e sia in grado di garantire un numero adeguato di prestazioni”. Quanto al presidio sanitario di Cortina, Bond ha prospettato il ritorno del Codivilla alla gestione esclusivamente pubblica, avvertendo tuttavia che in tal caso “servirebbero più soldi”. Sergio Reolon, consigliere regionale del Pd, ha assicurato i bellunesi che le loro richieste sono già state recepite dalla manovra emendativa presentata dal Partito Democratico. “Il piano sociosanitario che la Giunta ci ha presentato è da riscrivere – ha spiegato Reolon – perché non è un piano, in quanto rimanda alle successive schede la definizione dell’organizzazione ospedaliera e della dotazione organica. Per questo stiamo cercando in commissione di riempirlo di contenuti, per evitare che la maggioranza discuta e decida altrove il futuro degli ospedali e delle Ulss”. Reolon ha poi polemizzato con Caner in merito al riconoscimento della specificità montana: “Non credo che a scialacquare i denari della sanità veneta siano stati i due ospedali di Belluno e di Feltre – ha scandito Reolon – che hanno ottenuto appena 30 milioni di euro in più in base al coefficiente del 25 per cento per la montagna. Se sono state sperperate risorse, la responsabilità è dei direttori generali, espressione diretta del presidente della Regione e della maggioranza di governo”. Da parte sua Reolon ha ribadito l’impegno del Pd nel rivendicare maggiori risorse per la sanità in montagna, dettagliando nel piano sociosanitario i criteri di riparto. Anche la capogruppo del Pd Laura Puppato ha assicurato massima attenzione e impegno “trasversale” dei consiglieri regionali alle esigenze del Bellunese, con l’obiettivo di potenziare le strutture ospedaliere esistenti e di garantire una rete capillare di servizi di urgenza ed emergenza. La necessità di riorganizzare la sanità, anche nei territori di montagna, assicurando pari opportunità di cure a tutti, è stata ribadita anche da Antonino Pipitone, consigliere di Italia dei Valori. “Se i contenuti del piano sociosanitario rimarranno quelli scritti dalla Giunta – ha affermato il consigliere dipietrista – per il Bellunese si prospettano tagli drastici. Condivido le opinioni del capogruppo del Carroccio sull’inefficacia del 25 per cento di maggiori risorse per la specificità montana. Ma bisognerebbe avere il coraggio di dire chi ha sprecato e dove. Nel nuovo piano – ha sottolineato – mancano indicazioni chiare per le strutture bellunesi, non ci dice nulla sul Codivilla Putti, né si affronta il vero problema della sanità in montagna, che è quello di reclutare medici e figure sanitarie. Se non si prevedono compensazioni e incentivi, ci saranno sempre meno professionisti disposti ad andare a lavorare in un ospedale o in un ambulatorio di montagna”. “Il nuovo piano sociosanitario che stiamo scrivendo sarà sicuramente perfettibile – ha concluso il presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin – ma non sarà certo il frutto di compravendite elettorali di territori o di persone. Abbiamo avviato un confronto aperto e lineare sulla specificità della montagna e sull’unicità di Venezia. Sono convinto che se riusciremo ad accantonare rendite di posizione, potremo garantire a tutti i veneti condizioni di parità e di equità nell’accesso alle cure e all’assistenza”. Per Padrin il riconoscimento della specificità della montagna non dovrà essere garantito dal 25 per cento di maggiori finanziamenti, “perché una percentuale nasconde sempre atti di furbizia”; meglio, secondo il presidente della commissione, quantificare e pagare i maggiori costi di specifici servizi e funzioni, come ad esempio quello reso da un’autombulanza medicalizzata in servizio permanente. Quanto al futuro degli ospedali bellunesi, Padrin ha definito “indispensabile” ad Agordo e a Pieve di Cadore la presenza del pronto soccorso e dei relativi reparti di urgenza ed emergenza collegati (neurologia, cardiologia, ortopedia e terapia intensiva), ha confermato che per il San Martino di Belluno e il Santa Maria del Prato di Feltre non ci saranno modifiche, ha ribadito la vocazione riabilitativa del centro di Lamon, che vanta già un bacino d’utenza interprovinciale. Quanto a Cortina Padrin ha confermato tutte le perplessità della commissione regionale sull’attuale management e sulla prosecuzione della sperimentazione gestionale pubblico-privata: “Aspettiamo una proposta dalla Giunta, ma l’attuale gestione confligge con i principi della buona amministrazione, visto che i bilanci depositati evidenziano un passivo di 500 mila euro. Guardando in prospettiva il presidio di Cortina deve diventare l’ospedale del Cadore, valorizzando la propria prestigiosa collocazione anche in chiave internazionale”.