PIEVE DI CADORE: ESPLOSIONE PIZZERIA, IN MANETTE I RESPONSABILI.

Pieve di Cadore. È scattata alle prime ore del mattino l’operazione dei carabinieri che, a meno di due mesi dall’attentato incendiario dello scorso 24 aprile, ha portato all’arresto dei tre responsabili. A finire in manette sono stati Fabio LARITONDA, cl.77 originario di Brindisi, e Giuseppe LAURO, cl.60 originario di Napoli, entrambi pregiudicati e residenti in Cadore ormai da anni, oltre a FERRARO Pasquale, cl.96, incensurato, il quale era partito da Brindisi pochi giorni prima dei fatti appositamente per prendere parte anche lui alla scellerata azione. La decisione di affidarsi ad un “esperto” esterno per commettere il crimine non si era però rivelata felice, FERRARO infatti quasi perdeva la vita nell’azione, dando agli investigatori un punto fermo da cui partire per ricostruire i retroscena della vicenda e, di conseguenza, mettendo nei guai i suoi complici.
Le indagini della Stazione Carabinieri di Pieve di Cadore e del Nucleo Operativo della Compagnia di Cortina d’Ampezzo erano state avviate immediatamente dopo l’evento, anche perché i tecnici dei Vigili del Fuoco di Belluno avevano chiarito sin dalle prime battute che l’incendio era di natura dolosa e non poteva in alcun modo essere ricondotto ad una causa accidentale. Un’esplosione più che un semplice incendio, l’imperizia dimostrata dal FERRARO nel maneggiare la benzina in un luogo chiuso, infatti, aveva causato una potente deflagrazione che aveva investito lo stesso ragazzo brindisino, sbalzato fuori dal locale dall’onda d’urto e trascinatosi in strada per chiedere aiuto con ustioni in tutto il corpo e con le gambe, entrambe fratturate, ancora in fiamme.
Per ricostruire la vicenda gli investigatori hanno messo in campo lo sforzo maggiore nella raccolta delle dichiarazioni di tutti i numerosi testimoni. Nessuno, a parte ovviamente i tre soggetti arrestati, aveva assistito personalmente all’evento, ma le singole informazioni certosinamente collezionate dai carabinieri, una volta messe a sistema, hanno permesso di fare emergere pesanti incongruenze nei racconti di LARITONDA, LAURO e FERRARO, non altrimenti giustificabili se non con il loro diretto coinvolgimento nell’azione delittuosa. A far passare i tre complici da semplici persone informate sui fatti a veri e propri indagati sono stati poi i riscontri operati sul territorio, con l’analisi di tutte le telecamere di videosorveglianza pubblica e privata della zona del centro Cadore, le risultanze delle analisi di laboratorio e i tabulati delle utenze dei cellulari in uso ai tre che li localizzano sulla scena del crimine.
In breve sintesi, secondo la ricostruzione dell’Arma – la cui attività è stata costantemente coordinata in tutte le fasi dal dott. Sartorello della Procura di Belluno -, passate le tre del mattino del 24 aprile scorso LARITONDA e FERRARO raggiungono il centro di Pieve di Cadore (BL) a bordo del taxi condotto da LAURO Giuseppe, ove scendono con l’intento di dare fuoco alla pizzeria, permettendo al loro complice di dileguarsi in attesa del segnale di recupero. Qualcosa però va storto, mentre LARITONDA rimane all’esterno del locale per controllare che non vi siano sorprese, FERRARO, dopo essere entrato ed aver cosparso di benzina le stanze, commette un gravissimo errore di valutazione dei rischi connessi ai vapori del carburante in uno spazio così angusto, accendendo la fiamma prima ancora di avere raggiunto una posizione di sicurezza, venendo quindi investito in pieno dalla violenta esplosione causata dall’immediata deflagrazione della benzina. L’incidente rovina i piani criminali del trio: FERRARO, ferito gravemente, con le ultime forze a sua disposizione si trascina in strada sussurrando “Fabio… Fabio” nella speranza che LARITONDA arrivi a soccorrerlo; questi, invece, prevedendo che l’enorme boato avrebbe presto fatto accorrere sul posto le forze dell’ordine, abbandona l’amico e fugge via, nascondendosi nella vicina area verde del Roccolo dove si libera di un paio di guanti ancora impregnati di benzina e di un passamontagna, verosimilmente portato con sé senza essere utilizzato per occultare la propria identità in caso di estrema necessità; LAURO, infine, appreso quanto accaduto, si avvicina alla pizzeria per sincerarsi delle condizioni del complice, allontanandosi solo una volta intervenuto il personale sanitario e riuscendo così a recuperare almeno Fabio LARITONDA. Portato quest’ultimo a casa al sicuro, LAURO torna sulla scena del crimine per apprendere ulteriori notizie sulle condizioni del ferito, oltre che verosimilmente per sincerarsi che non faccia rivelazioni inopportune ai carabinieri, decidendo presto di abbandonare comunque l’area per evitare che la sua presenza possa destare eccessivo sospetto nei militari, già presenti assieme a Vigili del Fuoco e 118.
Gli indagati avevano fornito ognuno un alibi diverso per giustificare i propri movimenti quella notte. LAURO occupato da una corsa con il proprio taxi in favore di una coppia di turisti incontrati personalmente giorni prima dei quali non possedeva alcun nome o recapito, FERRARO impegnato in un incontro galante con una misteriosa “Francesca”, avvenente quanto introvabile cadorina che aveva in breve tempo ceduto al fascino mediterraneo del giovane brindisino appena arrivato dalla Puglia, LARITONDA, invece, rimasto a casa piacevolmente avvolto dalle braccia di Morfeo.
Tutti alibi confutati dalle indagini dell’Arma in un’attività che alle più classiche tecniche investigative ha affiancato il determinante contributo di esami specialistici. Primo tra tutti il supporto fornito dai Vigili del Fuoco di Belluno, sia nella fase di sopralluogo tecnico e di analisi post esplosione, che nell’esecuzione delle analisi di laboratorio sui reperti effettuate dal NIAT Veneto, le quali hanno potuto dimostrare come la tipologia di benzina utilizzata per l’attentato incendiario fosse la stessa rinvenuta in larga quantità sui vestiti di FERRARO e sui guanti abbandonati da LARITONDA nella fuga. Inoltre, sul passamontagna nero abbandonato assieme ai guanti è emerso un profilo DNA riconducibile alla famiglia LARITONDA, ulteriore evidente prova del coinvolgimento di Fabio nel crimine.
All’alba di oggi Fabio LARITONDA e Giuseppe LAURO sono stati rintracciati nelle loro abitazioni e, espletate le formalità di rito, sono stati associati al Carcere di Belluno. Pasquale FERRARO, invece, essendo ancora ricoverato in una clinica di Bari dove si era trasferito da qualche settimana una volta dichiarato fuori pericolo dai medici dell’Ospedale di Belluno, è stato raggiunto dai militari della Compagnia Carabinieri di Bari San Paolo che l’hanno sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso la stessa struttura.
Viene così restituita tranquillità alla città del Tiziano proprio alle porte della stagione turistica estiva. L’episodio, assolutamente eccezionale se si considera il livello medio criminale bellunese, non aveva solamente privato del sonno di una notte gli abitanti di Pieve, ma ne aveva profondamente turbato la quotidianità e rischiava di incidere negativamente sulla scelta di numerosi villeggianti abituati a trascorrere parte dell’estate nella pace del centro Cadore.
Mentre le indagini dell’Arma continuano nel più stretto riserbo per chiarire ulteriori aspetti della vicenda, non ultimo definire con esattezza il movente che ha portato ad un’azione criminale di tale portata e fare emergere l’eventuale coinvolgimento di altre persone, nei prossimi giorni verrà fissato l’interrogatorio di garanzia per tutti gli arrestati, i quali dovranno presto rispondere dell’accusa di concorso in incendio doloso aggravato.
Fonte e foto: Carabinieri Cortina

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