Truffa del resto, due denunciati dai Carabinieri della Compagnia di Cortina. Riscostruiti almeno 8 episodi in tutto il Cadore.

160525 comunicato (truffa del resto) - auto in uso ai truffatori ripresa dalle telecamere del territorio

160525 comunicato (truffa del resto) - truffatore ripreso mentre entra in tabaccheria per eseguire il colpo

160525 comunicato (truffa del resto) - truffatore ripreso in banca mentre cambia il denaro (1)Cadore. Chiuso il cerchio attorno ai truffatori che nello scorso inverno avevano preoccupato bar e piccoli negozi in tutto il Cadore, denunciati due noti pregiudicati napoletani residenti da tempo nella provincia di Varese.
Era stata scientifica l’azione criminale che nello scorso novembre aveva visto protagonisti i due truffatori in trasferta, una volta scelto il Cadore come zona per attuare le proprie scorribande, per quasi un mese hanno iniziato a colpire con regolarità, ad intervalli di pochi giorni e cambiando sempre Comune a bordo di un’utilitaria Hyundai di colore blu per non dare troppo nell’occhio.
Sempre uguale il modus operandi impiegato. Un individuo entrava nel negozio con la scusa di acquistare un oggetto di poco valore (pacchetto di sigarette, cacciavite, etc.), pagandolo con una banconota da 100,00 euro e facendosi corrispondere il resto, poco dopo il secondo individuo, entrato nel negozio a poca distanza dal primo, effettuava un analogo acquisto, pagando con una banconota da 50,00 euro e incassando anche lui il dovuto, salvo poi chiedere di poter pagare con una banconota di taglio più piccolo. In questo momento, con uno stratagemma, tornava in scena il primo individuo che, distraendo il commerciante di turno con una banale questione, permetteva al secondo complice di approfittare nella confusione per confondere le idee al commerciante, richiedendo a quest’ultimo la restituzione della banconota da 100,00 euro che invece era stata incassata dal primo. In tale maniera i due soggetti riuscivano a realizzare un profitto di almeno 50,00 euro circa, sebbene in taluni casi siano riusciti ad appropriarsi anche di altre banconote, a seconda del livello di confusione in cui percepivano essere ormai piombato il malcapitato cassiere. In tale situazione la vittima del reato, gravata dalla problematica di dover gestire un locale pubblico con altri clienti impazienti di essere serviti, si trova in una posizione di chiaro svantaggio e non riesce a dedicare la giusta attenzione al comportamento dei due professionisti della truffa. Nei casi in cui il colpo non riusciva per prontezza di spirito del commerciante di turno, i due truffatori, dopo alcune insistenze poste anche in maniera aggressiva, abbandonavano il locale visibilmente seccati, spesso lamentandosi ad alta voce per i modi scortesi in cui ritenevano di essere stati trattati.
Le ricerche erano iniziate dopo le prime segnalazioni informali ricevute dall’Arma, partendo dalla descrizione fisica dei due, entrambi con accento meridionale, quarantenne, magro e con capelli scuri il primo, sessantenne, robusto e con capelli grigi e radi il secondo. Ma la vera svolta c’è stata quando un soggetto corrispondente alla descrizione del più giovane si era presentato presso la filiale Volksbank di Pieve di Cadore per cambiare del denaro. L’atteggiamento eccessivamente circospetto tenuto da questi ha insospettito l’impiegata della banca, alla quale è tornata in mente la tentata truffa subita nella ferramenta del padre a Domegge di Cadore qualche giorno prima. Di lì la denuncia ai carabinieri e l’inizio delle attività d’indagine che hanno coinvolto principalmente le Stazioni Carabinieri di Vigo di Cadore e Pieve di Cadore, con il supporto del Nucleo Operativo della Compagnia di Cortina. Partendo dall’immagine del soggetto che si era recato in banca, gli investigatori sono arrivati alle identità di entrambi, le cui foto sono state riconosciute da tutti i commercianti vittime del reato. Gli accertamenti hanno così permesso di portare alla luce almeno 8 distinti episodi che hanno interessato bar, edicole, e vari piccoli negozi tra Calalzo, Tai, Pieve e, appunto, Domegge di Cadore.
Ad ogni modo è assai probabile che gli episodi siano stati anche di più. Nello stesso mese di novembre, infatti, la presenza dell’auto in uso ai due truffatori è stata registrata dalle telecamere sparse sul territorio anche in giorni nei quali non erano state segnalate truffe dai commercianti della zona, con una frequenza che non poteva essere riconducibile solamente a dei semplici sopralluoghi da parte dei criminali. La difficoltà maggiore in questi casi è rappresentata proprio dalla reticenza delle vittime del reato a denunciare tempestivamente la truffa (danno economico limitato, raggiro non riuscito, vergogna), circostanze che lasciano ragionevolmente pensare che la reale dimensione del fenomeno fosse più ampia di quanto emerso.
In tal senso, atteso che i colloqui investigativi con i Comandi limitrofi hanno permesso di appurare come i due abbiano in precedenza colpito in maniera areale anche in altre zone fuori provincia, in attesa che venga istruito il processo a loro carico è stato recentemente notificato ad entrambi il divieto di ritorno nei Comuni del Cadore per i prossimi tre anni, al fine di evitare che ai due soggetti possa venire in mente di creare ulteriori problemi ai piedi delle dolomiti. Presto dovranno comunque rispondere all’Autorità Giudiziaria di Belluno di concorso in truffa e tentata truffa continuata.
A latere della specifica vicenda, appare necessario fare delle riflessioni. La prima riguarda la grande utilità che sistemi di videosorveglianza pubblica e privata forniscono agli investigatori nella fase di ricerca dei criminali. Una spesa adeguata per l’installazione di telecamere ad alta definizione da parte di chi gestisce un locale o un negozio risulta sempre un buon investimento, sia perché permette una più rapida identificazione del reo, sia perché rappresenta un efficace deterrente per i criminali che solitamente preferiscono colpire dove hanno maggiore garanzia di anonimato. La seconda, invece, riguarda le truffe più in generale, siano esse in danno di commercianti, persone anziane o avvengano su internet: l’unica possibilità di arginare la diffusione nei nostri territori è denunciare sempre tempestivamente i fatti ai carabinieri, perché perseguire i responsabili evita che questi continuino a colpire o che ritornino una seconda volta.

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